La Uilcom Toscana ha creato un coordinamento di RLS per supportare le varie RSU ed  singoli lavoratori che necessitano informazioni o assistenza nei luoghi di lavoro per le questioni inerenti la gestione della emergenza COVID. Diverse aziende anche del settore cartario, cartotecnico e grafico si limitano a gestire la cosa con le mascherine e con delle disposizioni non sempre rispettate, magari mostrando certe rigidità solo negli spazi comuni, come docce e spogliatoi. Ovviamente ci sono realtà più virtuose, ma il problema di una gestione solo formale della emergenza è molto più diffuso di quanto si creda. La base delle procedure dovrebbe essere stabilita nel Comitato aziendale composto da dirigenza aziendale, RSPP, medico competente, RSU e RLS, ma spesso le decisioni vengono prese in modo unilaterale dalle aziende senza considerare – se non formalmente la RSU \ RLS.

La logica del profitto prevale spesso sulle esigenze della salute di chi lavora, e solo in alcuni casi si modifica l’organizzazione del lavoro. Nelle cartotecniche e nelle aziende grafiche riteniamo necessario procedere alla sanificazione di almeno un quarto d’ora a macchine spente, ma è una prassi non diffusa. Questo spiega alcuni focolai, e diversi contagi. Ovviamente non bisogna generalizzare, ma il tema c’è ed è sentito molto da chi lavora nelle nostre fabbriche.

La tendenza che rileviamo è quella di cercare di gestire la cosa, con una certa ipocrisia, il COVID sembra si propaghi solo negli spazi comuni (docce, spogliatoi o mense), che devono essere gestiti con norme che regolamentano gli ingressi, mentre sul lavoro l’unica precauzione è la mascherina e diffondere qualche indicazione sul mantenimento delle distanze. Il DPCM propone invece di sfalsare gli orari dei turni, e come UILCOM si propone di consentire di anticipare l’uscita e posticipare l’ingresso in azienda, per evitare incroci tra i lavoratori nelle trasformazioni e nelle aziende grafiche, in più di prevedere percorsi distinti tra entrata e uscita nelle Cartiere.

Alcune aziende lo fanno, altre lo dicono, ma molte aziende non lo fanno per non perdere minuti di produzione. I turni andrebbero blindati e le persone dovrebbero incrociarsi il meno possibile, ci sono buone pratiche che andrebbero diffuse: come quella di consentire ai lavoratori che hanno un convivente che ha avuto contatti ed è in isolamento (in attesa di tampone) di stare a casa con ferie aggiuntive a carico delle aziende. Sarebbe utile quando viene rilevato un positivo sul luogo di lavoro mettere in isolamento e proporre il tampone ai colleghi di reparto che sono stati vicini al lavoratore, senza blindarsi dietro la definizione di contatto della ASL.

Si chiede in via cautelare che le aziende retribuiscano le persone, con ferie a carico aziendale, anche dopo il depotenziamento del virus (21 giorni) se restano positive, ritenendo di preferirsi una logica prudenziale.

Il personale che si reca al lavoro in questo periodo, mettendo a repentaglio la propria salute e dei loro cari, crediamo meriti un apprezzamento con forme di gratificazione anche economica, che dovrebbe durare fino a che persiste questo periodo di emergenza.  Alcune aziende lo hanno fatto, ma in questa seconda fase c’è maggior rigidità. Il distretto cartario e grafico avendo sùbito la crisi in modo marginale potrebbe impegnarsi in una forma di solidarietà verso i settori che patiranno licenziamenti dopo la fine del blocco, assumendo un numero di persone da tali settori (ogni azienda in proporzione ai propri organici), e con l’occasione sperimentando forme di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.


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